Ormai risulta quasi naturale associare ai pneumatici un marchio storico come la Michelin. Il simpatico “Omino” è divenuto un autentico punto di riferimento del settore.
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La chiave del suo successo non è un caso. L’impegno nell’ambito dell’innovazione tecnologica non conosce pause, volgendo la prua, senza esitazione alcuna, verso una mobilità sempre più sicura, efficace e sostenibile.
Questi tre aggettivi racchiudono un po’ il segreto aziendale.
La sicurezza è legata in maniera indissolubile alle prestazioni che devono rimanere garantite “dal primo all’ultimo chilometro”.
Questo è possibile grazie a prodotti di altissimo livello che ne sanciscono l’efficacia da raggiungere lucrando al minimo su ambiente e società per una concreta sostenibilità.
In pratica senza rinunciare alla sicurezza sono molti i risvolti positivi che ne scaturiscono.
Lo sviluppo tecnologico d’avanguardia messo in atto dalla Michelin ha permesso di abbassare la resistenza al rotolamento con un gradito risparmio di carburante unito ad una maggiore durata, limitando inoltre, in maniera drastica, il consumo di materie prime e le emissioni di CO2 con un conseguente abbassamento del debito ecologico.
Sempre in tema di sicurezza alcune aziende di pneumatici europee sembrano suggerire la sostituzione delle gomme quando il battistrada raggiunge i 3 mm di spessore o, possibilmente, prima.
In virtù del progresso tecnologico, Michelin ha preso posizione sostenendo che l’avanzamento tecnologico ha permesso ad automobili e pneumatici di offrire prestazioni nettamente superiori permettendo di tenere montate gomme con battistrada sino a 1,6 mm. Non ci sono infatti elementi esaustivi in grado di avvalorare la tesi che i battistrada sotto i 3-4 mm innalzino il numero di incidenti, le cui cause andrebbero ricercate magari sotto altre voci come ad esempio il sistema di frenata, il livello di aderenza, condizioni meteorologiche quali umidità e temperatura, la pressione dei pneumatici, la temperatura della gomma o il comportamento di chi è al volante.
Un fattore molto importante rimane sempre la qualità del pneumatico. Ad esempio un “premium” con battistrada da 1,6 mm può garantire maggior sicurezza rispetto ad uno più economico anche se nuovo o quasi nuovo, regalando inoltre molti chilometri in più prima di essere dismesso con conseguente risparmio di vario genere.
Questa politica non è solamente etica ma ha anche un risvolto di tipo economico oltre la salvaguardia ambientale, entrambi facilmente deducibili.
“In primis” il portafoglio del proprietario dell’auto si alleggerisce di meno nei cambi gomma poiché la maggiore durata del pneumatico permette di sostituirne meno a parità di chilometraggio. Questo si traduce in un enorme risparmio di materia prima ed energia sia per la produzione che per il riciclaggio.
Volendo parlare in termini matematici cambiare i pneumatici a 3 mm, anziché a 1,6 mm, comporterebbe l’utilizzo di 128 milioni di pneumatici in più l’anno, con un’emissione di 9 milioni di tonnellate di anidride carbonica annua in più. Su l’utente finale graverebbe un surplus di costi pari a circa 6,9 miliardi di euro dovuti alla sostituzione dei pneumatici più frequente ed al consumo di carburante.
Lo spreco di materie prime si aggirerebbe ad 1,5 milioni di tonnellate che avrebbe come diretta conseguenza una richiesta energetica di 290 milioni di tonnellate di petrolio greggio dovuta alla produzione ed al riciclo.
Di fronte a tutte queste considerazioni sembra che il discorso dell’Omino Michelin non faccia una grinza, dimostrando che il progresso tecnologico riserva sempre risvolti positivi che in questo caso si celano in pochi millimetri di gomma per pneumatico ma che in larga scala si dimostrano immensi.