Due tinte speciali per la nuova Dacia Techroad, Rosso Fusion e grigio magnete, in gamma il nuovo motore 1.3 da 100, 130 e 150 CV e cresce anche la dotazione interna.
Binasco (MI). “Sono indeciso, se prendere un caffè, o acquistare una Dacia”. Questo il leitmotiv, il filo conduttore della presentazione Dacia. Sostanzialmente, con soli 3 euro al giorno e senza anticipo, si può portare a casa un membro della famiglia Dacia e, dopo 3 anni, si può restituire, riscattare o se ne prende una nuova, ma andiamo per ordine. Siamo al museo del caffè di Binasco, del Gruppo Cimbali, vero gigante della produzione mondiale di macchine per il caffè. Come la tazzina piena di aroma e gusto, che tanto intriga soprattutto noi italiani, anche la Dacia ha voluto dare una scossa alla sua gamma di prodotti. Non che se ne sentisse la necessità, visto che la casa è in crescita continua, da quando ha esordito nel 2006 e che, attualmente, in Italia si attesta all’undicesimo posto, su 65 marchi presenti. La Daster, poi, resta sempre il Suv più venduto ai privati. La nuova gamma adotta una colorazione che la distingue: un bel “Rosso Fusion”, ma c’è anche un “Grigio Magnete” ed i cerchi sono in lega, da 16 pollici su tutti i modelli, tranne la Duster, che li monta da 17.
Con la gamma Techroad cresce la dotazione: arriva il sistema Media Nav Evolution (compatibile con Apple ed Android) e la telecamera posteriore, su tutti i membri della famiglia e, Sandero e Logan MVC, hanno anche la possibilità di optare per il climatizzatore automatico. Sulla Dacia, oltre alla telecamera Multiview, c’è anche il sistema “Keyless Entry”, che apre le serrature senza bisogno d’inserire la chiave, basta averla in tasca. Per Sandero Stepway, Logan MCV, Lodgy e Dokker, la serie Techroad costa 250 euro in più della comfort, ma per dotazioni c’è un vantaggio economico di circa 300 euro. Per la Duster Techroad ci vogliono 800 Euro in più. Sulla Lodgy, poi, c’è un’ulteriore vantaggio, perché la 5 posti viene offerta allo stesso prezzo della 7, che costerebbe 600 euro in più e che resta, comunque, la 7 posti più economica del mercato (la base costa parte da circa 12.000 euro).
Eccoci arrivati alla gamma motori, tutti turbocompressi, che vede l’arrivo del 1.3 cmc, prodotto insieme a Daimler. Questa avanzatissima unità, che sta colonizzando tutta la gamma Renault, è disponibile, per Dacia, in 3 livelli di potenza: 100, 130 e 150 Cv, ma sulla Techroad, ci sono solo i due più prestazionali. Abbiamo parlato a lungo di questo 4 cilindri benzina, ma una rinfrescatina non fa male. Si tratta si un turbo benzina a fasatura variabile delle valvole, con i cilindri realizzati con la stessa tecnologia della Nissan GTG (un sistema che spruzza letteralmente un sottilissimo film di acciaio liquido, aumentando possibilità di lubrificazione e scorrevolezza) e collettori di scarico integrati direttamente nella testata, che è a forma di Delta. Il motore è dotato anche di Fap e già rispetta la normativa Euro 6 D-Temp (dovrebbe diventare operativa, il prossimo anno). Altro vantaggio, non da poco: la catena di distribuzione meccanica, che a differenza di quella in gomma, dovrebbe durare quasi quanto la vita del motore e non costringe il proprietario dell’auto a corposi esborsi per la sostituzione, in genere ogni 6, massimo 7 anni, per un massimo di 100.000 km (la durata varia secondo i modelli).
La Duster è l’unico modello ad adottare sia il 130, che il 150 Cv, al momento solo per la trazione anteriore, ma pare sia aperto un possibile spiraglio anche per la 4×4, che per il momento resta solo diesel, ma staremo a vedere: i prezzi sono di 18.050 e 18.650 euro. Il TCe, da 130 Cv, c’è anche su: Dokker, a 15.600 euro e Lodgy a 16.000.
Due parole sul “MUMAC”, il museo del caffè, struttura unica al mondo, che mostra l’evoluzione storia, di queste meravigliose creazioni meccaniche, dagli albori ai giorni d’oggi. La prima macchina automatica per il caffè, si narra, naccque dal progetto del pasticcere piemontese Angelo Marionda e fu ingegnerizzata da Luigi Bezzera nel 1901, che depositò il primo brevetto, poi realizzata dalla Pavoni ne 1906. Le prime macchine erano abbastanza pericolose e per farle funzionare ci voleva un: “Macchinista” con il brevetto da “Fuochista”, lo stesso che prendevano i ferrovieri. Non era infrequente, che alcune macchine, anche alimentate a carbone, esplodessero, con conseguenze drammatiche per operatori ed avventori. Oggigiorno ci sono macchine che misurano: pressione dell’aria, temperatura, grado di umidità e miscelano il caffè alla bisogna e, soprattutto, non saltano in aria.