Dazi americani: Trump, il killer dell’automobile

Trump e i dazi americani

Trump vuole il 25% in più di soldi per permettere all’automobile di viaggiare sul suolo americano. Quali sono le conseguenze per i costruttori europei? L’Europa del fenomeno Von der Lynn starà a guardare?

Per tutte le automobili non prodotte negli States che vorranno viaggiare sulle strade americane, il costo aumenterà del 25%. Una follia, per gli europei, ma anche per diversi mercati come il Messico e, soprattutto, per l’Asia. Secondo alcune stime, ci ballano, nel senso che sono a rischio, più di 7 milioni di autovetture.

Insomma, da una parte i fenomeni di Bruxelles – capeggiati dalla biondina tedesca – che, imponendo la mobilità elettrica hanno distrutto il mercato dell’Automotive (consegnandolo, di fatto, alla Cina), e adesso il biondino americano che infligge l’ultima pugnalata all’intero settore. 

Dazi americani colpiscono anche la componentistica

I nuovi dazi del 25%, che dovrebbero entrare in vigore il 2 aprile, riguardano tutte le auto prodotte all’estero e importate negli Usa, e anche una serie di componenti. Da segnalare che, per le auto, questo 25% si andrà ad aggiungere al 2,5% già esistente mentre, per veicoli commerciali e gli autocarri leggeri (fino a 3.860 kg), si andrà ad aggiungere al 25% (già esistente).   

E l’Europa del fenomeno Von der Leyen che fa?

Tutti zitti, ovviamente. E chi se ne frega se l’Unione Europea ha attualmente dazi sulle auto americane del 10%. Lei, la biondina, ha dichiarato di essere “profondamente rammaricata, e cercherà di trovare delle soluzioni”. Bene, le aspetteremo e le valuteremo. Nel frattempo, l’intero settore dell’Automotive, si preparerà ad una lenta agonia. 

Secondo me gli americani non sono mica tanto contenti dei nuovi dazi

Secondo Trump i dazi gli servono per racimolare 100 miliardi di dollari ma per l’intera industria automobilistica, americana compresa, l’impatto rischia di essere davvero pesante perché anche l’industria americana ha dei fornitori esteri e potrebbe vendere meno automobili a fronte di un aumento dei prezzi al consumo. Un dato su tutti: il 50% circa delle automobili vendute in America (più di 8 milioni all’anno) per un valore complessivo di quasi 250 miliardi di dollari, è assemblato fuori dall’America. 

General Motors, per esempio, assembla all’estero il 40% dei veicoli venduti in Usa; Ford il 20%. Senza contare, poi, che il 60% circa della componentistica arriva dall’estero. 

Quindi, caro Trump, secondo me, i dazi del 25% a lungo andare potrebbero diventare un bel boomerang per l’industria americana. E la Borsa è un bel termometro: General Motors ha perso un altro 8%, mentre Ford e Stellantis hanno ceduto il 5%. 

La risposta di Ferrari

In risposta ai dazi americani, Ferrari ha deciso di aumentare i prezzi del 10%. Tuttavia, le condizioni commerciali non cambieranno per gli ordini di tutti i modelli importati prima del 2 aprile 2025 e per gli ordini delle tre gamme Ferrari 296, SF90 e Roma.

Quali sono i costruttori che ci rimetteranno di più?

A perderci di più saranno sicuramente i marchi tedeschi (Von der Lynn ci sei?) che, con l’America, solo nel 2024 hanno avuto un business di circa 25 miliardi di dollari per un totale di 450 mila veicoli venduti. E le Borse internazionali cosa dicono? Non se la passano bene Porsche (-3,41%), Mercedes-Benz (-2,81%) e Bmw (-2,54%) per un impatto di oltre 3,5 miliardi di dollari. Si stima che il gruppo Stellantis, nonostante la rete consolidata negli Stati Uniti di Jeep e Chrysler, perderà circa 4,27%; male anche le americane General Motors (-9,5%) e Ford (-1,4%). Bene Tesla (+1,6%) che produce solo negli Usa.

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